Grey Cohoe

È un indiano Navajo nato a Rovigo, nel New Messico, (Stati Uniti) nel 1944.

Completa delle scuole superiori ha frequentato l’institute of American indian arts, dove si è distinto nelle Arti grafiche e nella scrittura creativa. Ha vinto premi importanti alla Scottsdale National indian arts exhibition, e le sue stampe sono state esposte alla Arizona State Museum di Tucson, e allo smithsonian Institute di Washington. Si è laureato alla university of Arizona nel 1971. “La visita promessa” fu scritta quando era ancora studente all’ Institute of American arts.

La visita promessa

La prima cosa che troviamo in questo brano e l’uso del foreshadowing. L’autore infatti scrive un racconto con finale a sorpresa.

Il racconto inizia con un giovane indiano che si reca a window Rock, capitale amministrativa della sua riserva, sperando di ricevere una borsa di studio statale. Dopo ore di attesa lo rimandano a casa a mani vuote, e qui c’è la prima anticipazione per il lettore.

“Non mi presi il disturbo di salutare il sole che tramontava, né di offrirgli la tradizionale preghiera, intanto come ero a fissare il cofano azzurro del camioncino dritto davanti a me sopra la strada asfaltata.”

Anche questa frase costituisce un’anticipazione del tema che sta alla base di tutta la storia.

La sua consapevole negligenza nei confronti del sole viene punita poco dopo dall’arrivo di un improvviso temporale estivo serale, ma lui non si scompone, e quasi deride le “vecchie superstizioni”. Razionalmente il giovane è convinto che non ci sia nulla da temere dai “mostri del vento”, e vediamo susseguirsi tutta una serie di avversità che lui affronta con raziocinio.

A un certo punto appare questa ragazza davanti ai suoi fari, bagnata di pioggia che chiede un passaggio. Lui la fa entrare e le offre il suo maglione asciutto, che lei accetta con un sorriso. L’accompagna fin quasi a casa all’imbocco della stradina di terra battuta e alla fine in una sorta di pudica dichiarazione d’amore le chiede come si chiama e se sarà possibile rivedersi.

La ragazza sembra non ricordare neanche il proprio nome ma infine gli dice di chiamarsi Susan egli promette che passerà a fargli visita. Contento per la promessa il giovane Navajo passa la giornata seguente a lavorare. Solo verso sera si rende conto di non avere più il suo maglione, visto che lo ha prestato alla ragazza.

Il giorno dopo si mette in cerca della sua abitazione, ma quando giunge dalle parti della sua capanna e chiede di lei un uomo gli risponde che è impossibile incontrarla perché la ragazza è morta 10 anni prima. Il ragazzo inizialmente pensa uno scherzo e non riesce ad accettare razionalmente una simile risposta. Tuttavia mentre immerso nei sospetti e cerca di convincere l’uomo a mostrargli finalmente la figlia, quest’ultimo gli indica un oggetto rossastro sul tronco dicendogli che è comparso dal nulla. Il ragazzo pare riconosce il suo maglione e subito gli torna in mente la visita promessa.

Siamo di fronte a una prima spiegazione. Secondo le superstizioni dei Navajo, l’anima di una persona morta può vagare molti anni incarnandosi in un fantasma in forma umana, e poiché nel regno dei morti si sente sola, cerca sempre di catturare in vivo e portarlo con sé. Di fronte all’evidenza di quel qualcosa di rossastro, che somiglia al suo maglione, e allo sconcerto del padre della ragazza, nel giovane scatta la coscienza di aver sfiorato la morte e di essersi salvato fosse per quel piccolo gesto di gentilezza.

La conclusione contiene un’affermazione di certezza ed è seguita da un interrogativo senza risposta. “So che non andrò mai a riprendermi quel maglione, ma so che in un’altra notte divento rivedrò Susan, come promesso. Che cosa farò allora?”

È ovvio che questo racconto presenta più chiavi di lettura perfettamente simmetriche e supportate da un ampia evidenza espressa grazie al foreshadowing.

Chi lo legge con occhi indiani penserà che il deridere le superstizione e le preghiere non dette abbia causato lo scatenarsi degli elementi e la comparsa del fantasma.

Chi lo legge con occhi “bianchi”, penserà che il protagonista fosse stanco e a stomaco vuoto, e che queste condizioni possano essere sufficienti ad avergli causato delle allucinazioni. Inoltre si può sostenere che l’oggetto rossastro non fosse il maglione.

Per una lettura ad occhi aperti invece sappiamo che una visita promessa può anche non verificarsi; ma “la” visita promessa quella sì un giorno ci toccherà e allora cosa faremo?

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