Intervista a Margherita Guglielmino

Stasera vediamo insieme chi è questa autrice, persona deliziosa, gentile e solare, e scopriamo insieme qualcosa di più sul suo conto.

  • Quando hai iniziato a scrivere?

Ho sempre amato scrivere, ma non ho mai condiviso i miei scritti con nessuno. Poi tre anni fa, prima di lasciare la mia città natale per trasferirmi per lavoro in Romagna, una sera, mentre guardavo i fuochi d’artificio incorniciare il cielo di Catania, mi venne un flash. Presi il cellulare e scrissi di getto nove capitoli di quello che poi sarebbe diventato il mio romanzo. Restò chiuso nel mio computer per tre anni, finché durante il lockdown ripresi a scrivere.

  • Quanto tempo dedichi alla scrittura?

La mia scrittura non è decisa, nel senso che io non riesco a mettermi al computer e dire: ” adesso mi metto a scrivere”. Mi piace dire che la “scrittura si impossessa di me”. Io la lascio fluire ed è come un tubetto di dentifricio, lo spremo finché non esce più nulla.

  • Quanto ha influito il contesto sociale in cui sei cresciuta su quello di cui scrivi?

Credo che la sicilianità che c’è in me verrà sempre fuori. Luisa la protagonista del mio romanzo è una romana trapiantata a Bologna, eppure narra di un’eruzione dell’Etna durante un concerto a Taormina.

  • Quanto di te c’è in cui di cui scrivi?

Pensavo ci fosse poco di me nel mio romanzo, ero convinta di aver prestato a Luisa giusto il caffè schiumato in vetro con cannella e qualche canzone, ma chi mi conosce dice che c’è davvero tanto di me, soprattutto l’aver lasciato andare la madre. Mia madre è morta 18 anni fa, in 24 ore a 46 anni, mi sono sentita abbandonata. La scrittura è stata catartica e mi ha aiutato a lasciarla andare, dimenticando il dolore. Sto scrivendo un altro romanzo e mi rendo conto che una delle mie protagoniste ha davvero tanto di me.

  • Come vivi l’inizio, quando il tuo libro nasce, e la fine?

L’inizio di ogni storia è un’emozione, ho sempre voglia di delineare i personaggi, descrivere i luoghi, mi affeziono a loro. Poi quando li lascio andare provo nostalgia, perché nel momento in cui sono nero su bianco, non sono più miei, ma li lascio al mondo.

  • Quanto ami leggere? Genere e autore preferito? Quanto influiscono le tue letture sul tuo stile come autore?

Nei ringraziamenti del mio libro, come prima persona cito mio nonno che da bambina mi portava nella scuola primaria dove faceva il bidello, io mi rintanavo nella biblioteca della scuola e mi perdevo nei classici. Amo un po’ tutto, passo dal maestro Camilleri, a Zafon, passando per D’Avenia, svoltando per Faletti e Dan Brown e soffermandomi su Carrisi. Ho imparato qualcosa da ognuno di loro: Faletti mi ha insegnato a descrivere i particolari, D’Avenia ad estrinsecare i sentimenti. Nel mio libro cito ” va dove ti porta il cuore” della Tamaro, la Mazzanti e la Caboni.

  • A chi hai fatto leggere per primo/a il tuo testo?

I primi capitoli alla mia amica Anna, in seguito, dopo aver ripreso a lavorare sul libro, ogni sera scrivevo due-tre capitoli e li inviavo alle mie amiche e colleghe, Tiziana e Beatrice, che adesso fanno parte del mio staff e gestiscono la mia pagina Facebook. Poi a mia figlia Valeria che mi ha aiutata a correggere la bozza, mentre mia figlia Giulia è la ragazza copertina del libro.

  • C’è qualcuno che vuoi ringraziare come sostegno della tua opera?

Vorrei ringraziare tutti coloro che il primo giorno che il mio libro è stato disponibile in libreria si sono precipitati a comprarlo. Soprattutto desidero ringraziare il mio editore Antonello, che ha avuto fiducia in me e dopo due giorni dall’invio del romanzo mi ha inviato un contratto.

  • Progetti per il futuro?

Sto scrivendo il mio secondo romanzo, cambio genere completamente. Un poliziesco, ambientato in un commissariato piemontese dove si intrecciano le vicende di tre poliziotte con efferati omicidi.

Pagina autrice

Ebook “Una bellissima storia sbagliata

L’estratto

«Luisa non aveva idea di ciò che stava succedendo o era successo dopo la sua partenza, lei pensava solo a guidare, ascoltava “Bonfire Heart” di James Blunt, adorava viaggiare su quelle note.Qualche anno prima aveva assistito ad un suo concerto al teatro greco di Taormina, quella sera nel cielo stellato c’era un’enorme luna piena ma lo spettacolo mozzafiato era l’eruzione dell’Etna che dallo scorcio del teatro, esattamente dietro il palco s’innalzava maestoso.Da allora era istintivo, ogni volta che ascoltava quel cantante la sua mente ripercorreva quell’immagine di una sera di luglio, la calura estiva, l’odore di cedro e zagare e millenni di storia nella città perla dello Jonio»

Spero che questa intervista vi sia piaciuta e vi rimando alla prossima! Buona serata!

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