Una bellissima storia sbagliata di Margherita Guglielmino

Oggi, per Scrittori Uniti, vi presento questa storia d’amore delicata di Margherita Guglielmino. Consiglio questo libro, è una storia delicata e che racconta con dolcezza il coraggio di amare.

Quarta di copertina

L’autrice

Margherita Guglielmino è un’insegnante di scuola primaria. Catanese di nascita, ravennate di adozione. E’ infatti nata alle pendici del vulcano nel 1975, sotto il segno del cancro. Estroversa e poliedrica ama scrivere, leggere, recitare, ma soprattutto insegnare. Proprio per il suo lavoro si trasferisce in Romagna nel 2015 diventando una “ Sicignola”. Metà siciliana e metà romagnola, un perfetto connubio tra arancini e piadina! Una bellissima storia sbagliata è il suo primo romanzo.

L’estratto

CAPITOLO 14 Philippe abitava in una zona centrale di Milano, il taxi era imbottigliato nel traffico dell’ora di punta, Sara non poteva vedere lo smog e la fila di macchine, poteva solo immaginare… ormai erano anni che immaginava il mondo fuori dalla sua mente e lontano da quei suoi occhi spenti. Eppure certe immagini erano più nitide, lei le imprigionava nel silenzio dei suoi ricordi: le tre cime di Lavaredo, il ponte degli alpini a Bassano, la malga del nonno dove si rifugiava per bere il latte appena munto, la scacchiera in piazza a Marostica ed il collegio dove aveva studiato di fronte il lago di Misurina. Quei paesaggi li portava nel cuore. A volte si ritrovava a raccontare ad Asmait, pezzi della sua vita, quando era una bambina felice e sana. Poi quel giorno improvvisamente il buio. Era la festa per il suo decimo compleanno, lei era figlia unica, eppure era sempre circondata dai suoi cugini e dagli amichetti, quel giorno erano tutti attorno alla torta, gli applausi, le risate, il flash della macchina fotografica di suo padre e poi il vuoto. I medici le dissero subito che la sua era una patologia che l’avrebbe condotta alla cecità, era solo questione di tempo, un mese, un anno, dieci, chi poteva dirlo… Così Sara crebbe in fretta, in casa si bendava , contava i passi che distanziavano il letto dal bagno, imparò il braille sapendo che un giorno le sarebbe servito e si preparò al buio. All’iniziò sfruttò la sua bellezza per calcare le scene come modella, voleva vivere, vivere tutto finché le era concesso di vedere. Si sentiva come la protagonista del film Titanic, la Rose ultra novantenne. Quando arriva accompagnata dalla nipote a vedere i resti del transatlantico, viaggia con una valigia piena di oggetti, di cui solo alla fine del suo racconto si capisce l’importanza. Foto di lei che cavalca come gli uomini, di lei che recita o che fa un giro sulle montagne russe, i ricordi di una vita, una vita che aveva promesso di vivere al meglio, grazie al sacrificio di Jack. Rose metteva tutti gli oggetti sul comodino accanto al letto, alcune coetanee di Sara conservavano i ricordi su Facebook o Instagram, lei invece li custodiva gelosamente nella sua memoria. Durante una sfilata si trovò in Sudafrica, mentre indossava uno scintillante vestito impreziosito con una luminosa scollatura di diamanti, abbagliata da quella luce e dalla purezza di quelle pietre perfette, ebbe una folgorazione, ecco cosa avrebbe voluto fare nella sua vita, la creatrice di gioielli. Non poteva perdere tempo, doveva organizzare metodicamente tutto per il dopo, perché il dopo che lei si rifiutava di chiamare cecità, prima o poi sarebbe arrivato. Appena rientrata in Italia parlò subito con i suoi genitori, voleva creare un marchio ed un laboratorio tutto suo, dove organizzare minuziosamente il suo banco da lavoro in modo da poter lavorare anche quando la vista sarebbe venuta meno. Suo padre esaudiva ogni desiderio della sua principessa, così dalle montagne venete si trasferirono a Milano, dove nacque una nuova stella della gioielleria italiana. Sara creava e indossava i suoi gioielli, a volte dopo aver realizzato una delle sue opere, si bendava e cercava nel buio di realizzarne una copia, all’inizio era molto difficile. Poi pian piano le copie erano sempre più simili agli originali. Ciò le dette una gran pace, sapeva che per il suo lavoro la vista non era più essenziale, avrebbe sconfitto la natura malevola, si sarebbe presa gioco del fato avverso, lei novella Penelope, avrebbe tessuto la sua tela a dispetto della sorte. La sfilata di Piazza di Spagna fu l’ultima, ecco perché le era rimasta impressa, questo a Luisa non l’aveva detto. Quella sera al culmine di una sfilata strepitosa, mentre raccoglieva applausi e fiori improvvisamente un lampo accecante e poi il buio, non era come le altre volte, di solito erano piccoli flashback poi la vista tornava, stavolta non sarebbe stato così. Erano quindici anni che aspettava quel giorno, in fondo doveva ringraziare il Padre eterno, ammesso che esistesse, per essere riuscita a conservare la sua vista così a lungo. Non fece trapelare nulla a nessuno, raccolse gli applausi, s’inchinò, prese i fiori che l’organizzatore le porgeva e ringraziando andò via… Uno, due, tre, ottanta, aveva contato e ricontato quei 136 gradini, non poteva sbagliare, si era preparata per tutta la vita, recitando bendata la parte della non vedente, ora lo era per davvero. Solo dopo aver raggiunto il camerino allestito in cima a Trinità dei Monti, chiamò i suoi genitori e i suoi collaboratori e diede la notizia. Distingueva chiaramente nel buio le lacrime di ognuno di loro, lei invece non poteva piangere, non era più tempo per farlo. Negli ultimi quindici anni era andata a letto tutte le sere con un macigno sul cuore, come nel “sabato del villaggio” era l’attesa ancor più del dì di festa ad emozionare la donzelletta che veniva dalla campagna, così la sua attesa di perdere la vista le provocava maggior dolore dell’attimo in cui la perse, era l’imprevedibilità del fatto ad atterrirla, non il fatto stesso, che di per se era cosa certa.

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Una bellissima storia sbagliata

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2 thoughts on “Una bellissima storia sbagliata di Margherita Guglielmino

  • 6 Marzo 2021 alle 09:26
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    Il metaviglioso primo libro della mia amica Margot. Consiglio a tutti di leggerlo.

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  • 6 Marzo 2021 alle 08:21
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    Consiglio la lettura di questo libro

    Rispondi

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