“L’ultimo rintocco” di Diego Pitea

Il Libro

Autore: Diego Pitea

Titolo: “L’ultimo rintocco

Editore: goWare

Numero pagine: 424

Genere: thriller psicologico

Protagonista: Richard Dale, psicologo Asperger con la passione per la liquirizia e gli scacchi

Personaggi principali: Doriana Guerrera, profiler U.A.C.V.

Marani, commissario U.A.C.V.

Ambientazione: Roma giorni nostri

La trama

“L’essenza del male ha preso forma umana “. È questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma punto a terra già c’è una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’ Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare su “L’escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il pezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… Fino allo scoccare dell’ultimo rintocco

L’Autore

Diego Pitea ha 45 anni e vive a Reggio Calabria, nella punta dello stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo”Rebus per un delitto” è risultato finalista al premio “Tedeschi” della Mondadori, affermazione ribadita 2 anni dopo con il secondo romanzo “Qualcuno mi uccida “. È sposato con Monica – quella del libro – e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.

Curiosità

L’idea del libro mi venne di colpo, come tutte le trame dei miei libri, mentre passeggiavo in vacanza sul lungomare di Palermo. Definita la storia avevo bisogno di qualcosa per il rompicapo del libro, ma per diverso tempo girai vuoto. Mi serviva qualcosa che la gente avrebbe potuto riconoscere. La soluzione me la diedero le mie agenti letterarie di allora. Mi descrissero un oggetto strano che raccontava una storia straordinaria, quella che serviva per il mio libro. Ne restai talmente colpito che passando da Roma, con il libro già scritto, volli andare a vederlo. Non mi dilungo troppo per non rivelare nulla della trama. In questo libro compare per la prima volta la figura di Samuele, il figlio di Richard, che avrà una parte fondamentale nel IV libro, e sono elencate alcune delle passioni di Dale – e quindi mie: scacchi, pittura e le sue famose liquirizie.

La Recensione

Diego ci introduce immediatamente nel suo mondo con delle descrizioni graffianti aggettivate in maniera originale. Riesce già nella prima pagina a far entrare completamente il lettore nel Bronx che sta dipingendo come cornice della storia. Sono rimasta molto sorpresa della scelta di uno psicologo affetto da Asperger, è altrettanto colpita dalla maestria con cui lui riesce a ritrarre la sua immagine sia internamente che esternamente mediante la profiler Doriana. I personaggi principali sono proprio loro: Richard e Doriana. Il killer è a se stante, e sembra sfiorare questi paladini del bene solo per strategia.

Mentre l’autore tesse le vite quotidiane di questi personaggi, lascia che i conflitti del lavoro vengono amplificati da quelli personali. Ho trovato un grande equilibrio tra queste due parti: Diego non esagera mai nell’una e nell’altra, soprattutto, non dà mai nessuna informazione inutile.

Ho constatato una grande accuratezza nello studio delle modalità di indagine, e ha attratto la mia attenzione anche la contrapposizione tra la abitudinarietà al lavoro dei poliziotti e lo scetticismo costante di Richard. Quindi abbiamo da un lato un modus operandi quasi automatico da parte di poliziotti, mentre dall’altro abbiamo un’analisi maniacale dei dettagli. Diego ci mostra degli individui che si ricordano che un ascensore non funziona quando tornano sulla scena del delitto la seconda volta, mentre Dale per la sua sindrome Asperger lo dimentica; pur tuttavia lui è quello che nota doveva manca la polvere in uno scaffale e trova l’indizio che serve per il procedere delle indagini.

Il libro di Diego si basa sui contrasti emotivi, umani e culturali, sulle molteplici “normalità” e su tante tonalità di grigio che si scontrano tra loro. Mi è piaciuto il percorso per enigmi e la sfida cerebrale con il sicario: certamente questo è un libro da cui il lettore non solo può trarre diletto ma anche cultura.

Gli incastri narrativi sono metodici, quasi cadenzati. La tensione permea tutto il libro in aspetti quotidiani e non, la suspense è resa magistralmente è in modo differente per ciascun personaggio: Diego diviene camaleontico nel piegare le regole narrative all’emotività di Richard, Doriana, e dell’assassino.

In ultimo, ma non meno importante, riesce a mantenere alta la caccia perché rispetta una regola di base per cui “un eroe è tanto più forte quanto più pericoloso e il cattivo che deve affrontare”. È un testo con più livelli di lettura e che si plasma sul lettore, per questo ho valutato che non è un libro per tutti: non tutti sono in grado di capire quanto è sofisticato, sottile e geniale il modo in cui l’autore dona il mondo de “L’ultimo rintocco”.

Diego tratteggia con grande delicatezza una sorta di acquerello dai colori gotici, (gli acquerelli non sono scuri, vivono di trasparenze, ma questa metafora rende il gioco trasparenze e oscurità che lo scrittore ha messo in atto in questo thriller psicologico), in cui le sfumature, se colte, danno vita a più interpretazioni.

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