“Delitti per diletto” di Mara B. Rossi

di Stefano Marchioretto

Buonasera! Seconda recensione positiva per Mara!

Il Libro

E’ buio, l’aria gelida di febbraio avvolge il Giardino Botanico. A un tratto Luisa si blocca e fissa con occhi sbarrati il volto di un uomo: è lui, quello che la sta cercando per impedirle di parlare. Barbara la osserva, sa che sua cugina è fragile ma anche paranoica: meglio chiamare l’amico Semperboni, carabiniere valido e disponibile. Peccato che al suo arrivo Luisa sia sparita. Barbara Ferrero, professoressa curiosa e arguta, si lancia così in un’indagine complessa, aiutata dal brillante fidanzato e controllata strettamente dall’amico brigadiere che ne conosce fin troppo bene la ficcanasaggine. Gli indizi sono pochi e disseminati lungo quella che soltanto l’acume della prof saprà trasformare in una vera traccia. Parti del corpo che spuntano in luoghi improbabili, sette esoteriche, bizzarri personaggi e monumenti millenari sono solo alcuni dei segni che Barbara dovrà interpretare e che la condurranno a un segreto incredibile, custodito tra le mura di uno dei luoghi più affascinanti del mondo.

L’Autore

Mara B. Rosso, classe 1971, insegna inglese per pagare le bollette e viaggiare in attesa di diventare ricca e famosa grazie ai thriller che si diverte a scrivere. Allieva un po’ svogliata di Massimo Tallone, Alice Basso, Barbara Fiorio, Stefania Bertola e Diego Di Dio, fa parte del Gruppo di Supporto Scrittori Pigri. In passato è stata tra i fondatori di un gruppo di scrittori locali e ha organizzato concorsi letterari; adesso ai concorsi preferisce partecipare, e ogni tanto vince anche qualche premio, come i prestigiosi La Quercia del Myr e l’AGNoir di Andora. Finora ha pubblicato tre romanzi: Delitti per Diletto, La donna di Tollund e I segreti della torre, nonché numerosi racconti in varie antologie.

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Delitti per diletto

La Recensione

È sempre una soddisfazione poter leggere un giallo che non si lascia andare a voli pindarici o cerebrali pur di risultare facilmente comprensibile al pubblico di lettori amanti del genere. Nonostante l’ispirazione per i protagonisti principali, soprattutto la protagonista femminile, giunga innegabilmente da una nota serie televisiva, l’autrice è brava a impiegare i clichè del genere in una maniera assolutamente facile e fruibile. In uno stile piacevole che rende la lettura rilassante a prescindere dalle tematiche affrontate – perché di giallo stiamo parlando e gli omicidi si verificano a ogni voltar di pagina – la scrittrice ci porta in un angolo del Piemonte dove succede di tutto, tanto per interrompere la normale quotidianità di una zona del nord Italia dove non dovrebbe mai succedere niente di così tragico.

Eppure gli eventi terribili vengono descritti e trasmessi al lettore con leggerezza, anche se qualche errore e qualche svista sono stati commessi: come la facilità con cui, specie nel primo racconto, si giunge alla cattura del colpevole di un caso parallelo a quello narrato. Inconvenienti che capitano a chiunque si cimenti con questo genere, certamente non facile per riuscire a stupire in ogni occasione un pubblico ormai sempre più smaliziato.

Una nota a favore di questo giallo è sicuramente la chiarezza con cui viene spiegata la modalità del recupero delle prove: niente di trascendentale, fino a rasentare l’assurdo a volte, come accade in certa narrativa straniera contemporanea. E neppure nessun ragionamento occulto presente solo nella mente dell’investigatore di turno (ovvero nella fantasia dell’autore): un difetto a cui non sono immuni mostri sacri del genere come Agatha Christie o Arthur Conan Doyle.

Questo si verifica in ragione del fatto che a indagare non è uno del mestiere bensì una professoressa di inglese con la passione dell’indagine, con l’hobby di risolvere delitti, una autodidatta del crimine, insomma. Il modo con cui offre il proprio contributo alla risoluzione del caso è coinvolgente, a tratti può trasformarsi anche in una pasticciona capace di mettersi nei guai se vogliamo, ma in fondo rimane sempre divertente e spontanea: una caratteristica di umanità che piace, permettendo a chi legge una vera immedesimazione, specie nel suo modo di indagare che è alla portata di tutti.

Una lettura che non presenta intoppi e una trama che comunque offre i suoi momenti di suspense e un certo grado di tensione narrativa ma senza esagerare. Con un tocco di piemontesità che salta piacevolmente agli occhi in certe espressioni usate dai vari personaggi o dalla voce narrante, a commentare questo o quel fatto; oltre a caratterizzare le descrizioni di certi ambienti o precise località storiche presenti nella zona. Un incentivo a continuare su questa strada, quindi, mantenendo a questi livelli il costrutto psicologico dei vari personaggi, sia i principali che quelli secondari, ma cercando al contempo di spingere sul pedale dell’acceleratore per quello che riguarda la costruzione e l’evoluzione della trama nel corso della narrazione.

Senza fare ricorso a stratagemmi narrativi intesi a fuorviare troppo il lettore da quella che è invece la vera sostanza della storia su cui si sta indagando. Recita un noto adagio: “Mai abbandonare la strada vecchia per la nuova”.

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