La condanna di John Doyle di Letizia Sebastiani

di Antonella Di Moia

Oggi, per Scrittori Uniti Italia, divulgo la recensione di questo libro fantastico, che è entrato nel nostro gruppo ancora in crouwndfunding.

Il Libro

Quando il mite e insignificante John aveva trovato quello strano simbolo rosso sulla parete della sua nuova casa, l’unica cosa che aveva pensato di fare era stata coprirlo con un’abbondante passata di vernice bianca, nonostante le perplessità di sua moglie Cynthia. Ora Doyle è in un carcere di massima sicurezza, accusato di aver ucciso la moglie: è stato trovato chino sul suo corpo con l’arma del delitto in mano. Nel diario che scrive in cella tenta di raccontare la verità sull’omicidio e su quel simbolo rosso apparso dal nulla che cela un pericoloso mistero. Nessuno crederebbe mai a una storia tanto assurda, ma John non ha nessuna intenzione di morire in prigione…

L’autore

Letizia Sebastiani nasce nel 1983 a Roma, dove tutt’ora vive. Laureatasi in scienze pedagogiche e in psicologia forense è attualmente un’insegnante di scuola dell’infanzia. Mamma di due bambine, nel tempo libero frequenta un laboratorio di teatro e scrive. Ha pubblicato “Amor di morte” (2003) e “Novelle da incubo” (2009) per il Rovescio

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La condanna di John Doyle

La Recensione

Mi sono avvicinata a questo libro con curiosità. La prima domanda che mi sono posta? Parla della condanna del protagonista, sicuramente! Come ha fatto Letizia a chiudere il libro in 138 pagine? Sì, perché quando mi è arrivato il suo cartaceo, la prima cosa che ho fatto è stata questa. Incuriosita ho aperto questa finestra sul suo mondo e sono rimasta piacevolmente sorpresa. Prima persona, linguaggio essenziale e scorrevole. Ma soprattutto una scioltezza di flusso mentale sorprendente. Letizia passa agevolmente dal reale ai percorsi mentali del protagonista con un’agilità e una leggerezza fantastici. Avete presente un cameriere che serve a un matrimonio e corre qui e là… Immaginate che gli si pari di fronte una signora bassa e attempata. Scatta e la sguscia con un movimento fluido, abituale. Ecco! Letizia ha questo modo di passare dal reale al verosimile e fino al paradosso. Lo fa in modo così netto e pulito che nemmeno vi accorgete di cosa sta accadendo.

(Ah, la vecchietta di prima sta bene, anche lei non si è accorta del cameriere!)

Tornando alle cose serie mi ha sorpreso la chiave di volta. Non sarebbe stata credibile se avesse curato troppo il percorso. E nemmeno se lo avesse curato meno. Il fatto è che ha uno stile particolare: i capitoli tanto per cominciare. Sono brevi e serrati. Ognuno di essi è un fermo immagine preciso di ciò che serve, tecnicamente parlando, e tuttavia non te ne accorgi. Questo libro mi ha permesso di fare solo la lettrice. Questi capitoli scivolano leggeri e senza peso. Mi hanno dato la sensazione di fotografie messe in fila ad asciugare nella camera oscura. Una dopo l’altra, in una successione al lettore sconosciuta, le istantanee di quest’uomo si susseguono assieme ai suoi ragionamenti e a cui che le persone pensano di lui.

Cosa mettete in un album? Le foto più importanti. A pari di ciò Letizia ha strutturato questo libro come un Album e ha incorniciato tutto nella richiesta dell’avvocato di scrivere ciò che ricorda della morte della moglie.

Oltre al colpo di scena che avviene per il climax, altro elogio va fatto per la descrizione delle sensazioni e delle emozioni. Letizia riesce a porre una connotazione fisica e realistica dove non potrebbe esserci. Infine, la chiusura con cliffhanger è stata favolosa. Spero che il suo secondo libro arrivi presto, sono veramente curiosa di vedere come va a finire.

Leggetelo, ve lo consiglio. Specialmente dopo una giornata pesante questo libro vi prende e vi porta via con sé. Brava Letizia ❤️🔝

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