” Un Abbraccio lungo tutta la vita” di Katia Piscioneri

di Antonella Di Moia

Buongiorno! Oggi, per “Scrittori Uniti Italia” vi presento questa storia d’amore. Date un’occhiata all’estratto!

Il Libro

«Mi sarei gettata a capofitto fra quelle braccia per perdermi in una stretta senza fine, sicura che lui avrebbe sopperito a tutte le mancanze del mio passato.

Ma non potevo farlo.

Meglio non sapere cosa mi stavo perdendo che sapere di non potere più assaporarlo.»

L’autrice

Katja Piscioneri è nata a Cittanova (RC) nel 1976. Si è diplomata come perito commerciale ma i numeri non sono mai stati la sua passione: preferiva e preferisce le parole. Ha sempre amato scrivere ma la sua passione si è scontrata con la realtà che l’ha vista, a soli 26 anni, madre di quattro figli. La sua prima pubblicazione è avvenuta tramite una tipografia, diciotto anni fa, con un romanzo intitolato “La promessa”, romanzo d’amore di ambientazione storica, oggi su Amazon come “La promessa del Visconte corsaro”, (titolo cambiato per omonimia). Nel 2008 pubblica “Il conte di Ghiaccio”, anch’esso un romanzo d’amore di ambientazione storica (Inghilterra 1812-1815) dove la passione e le vicende storiche narrate si combinano per dar vita a una favola realistica, attualmente su Amazon in seconda edizione.

“Un abbraccio lungo tutta la vita” è il suo terzo romanzo e viene pubblicato nel 2019 dopo un blocco di dieci anni, (il secondo pubblicato dopo Il conte di ghiaccio, 2008). Questo è moderno, attuale, d’amore, di crescita e riscatto, dedicato alle donne e per le donne. Ora su Amazon in seconda edizione. Seguiranno, Heden, un romanzo d’amore, contemporaneo, e “La maschera dell’anima” romanzo storico, entrambi su Amazon. Attualmente è in attesa di pubblicare altri quattro romanzi, un romantic-fantasy, una romantic-novel, e due romantic-suspence. Con la scrittura, Katja valica i limiti della propria ristretta realtà e si concede di viag­giare in mondi diversi per immergersi in vite differenti, e vivere nuove avventure realizzando i propri sogni. La realtà è un’esistenza limitata. E a Katja i limiti non sono mai piaciuti.

Pagina autore su Amazon: https://www.amazon.it/~/e/B08J2YWPMY

Link Shop

Un abbraccio lungo tutta la vita. La rinascita di Micaela

L’Estratto

Prologo

Brunico, Bolzano, Trentino-Alto Adige.

Venerdì, 20 febbraio 2015.

Casa Berruti ore 20:35.

Ero eccitatissima, anche se dovevo stare attenta a non darlo a vedere a mio marito. Se lui avesse intuito la mia gioia sarebbe stato capace di non lasciarmi partire.

Stavo per raggiungere le mie figlie a Milano e, per la prima volta, ci sarei andata senza Cesare.

Quando mi accompagnava era sempre stressante, perché era problematico tenerlo lontano dalla facoltà d’ingegneria che credeva le nostre ragazze frequentassero; oltretutto, recarsi insieme a lui voleva dire trattenersi solo per poche ore, dato che i suoi impegni di lavoro lo richiamavano subito a Brunico. Adesso, per la prima volta in tre anni, ci sarei rimasta per dieci giorni. Quasi stentavo a crederci. Sarei stata libera da Cesare, dalla sua lascivia, dalla sua ossessionante presenza e dalle sue continue intimidazioni: per dieci, magnifici giorni mi sarei goduta la mia libertà.

Non vedevo l’ora di salire sul treno di quella sera.

Ottenere il suo permesso era stato difficile, tuttavia le suppliche delle mie figlie, con la scusa di voler il mio sostegno durante gli esami, unite alla mia richiesta di concedermi quei giorni come regalo per il mio quarantatreesimo compleanno, avvenuto poche settimane prima, avevano dato il risultato sperato.

Certo, me lo avrebbe rinfacciato per chissà quanto tempo, ma poco importava: Milano mi aspettava insieme a dieci giorni di relax completo.

Non avrei fatto nulla. Sarei rimasta a casa a tener compagnia a Luce ed Emy, o a passeggiare per il centro commerciale, tra i negozi, senza comprare niente però almeno non avrei avuto il fiato sul collo di Cesare costantemente, con la sua aria annoiata, in attesa di farmela pagare per cose che solo lui vedeva.

Mio marito, ovviamente, era di cattivo umore, d’altronde lo era sempre, ma quella sera in particolar modo, perché la sua sguattera personale stava per andare in ferie e non avrebbe avuto nessuno su cui sfogare le proprie frustrazioni.

Ero in piedi sul lato destro del letto e stavo terminando di riporre le ultime cose in valigia, dando le spalle alla porta, quando era arrivato come un’ombra, con l’intento di spaventarmi.

«Quasi quasi, potrei decidere di non farti partire» la sua voce sarcastica, boriosa, mi fece saltare i nervi e il caricabatteria del cellulare mi cadde di mano.

Se avessi reagito d’istinto, com’ero solita fare quando eravamo appena sposati, me l’avrebbe fatta pagare e a Milano non ci sarei andata di sicuro. Era quello che voleva: provocarmi in cerca di una scusa per punirmi.

Respirai a fondo prima di rispondere e, con tutta la calma che riuscii a racimolare, mi voltai verso di lui.

«Come preferisci, Cesare» replicai, senza alcuna inflessione, mentre in realtà avrei voluto ficcargli il caricabatteria in gola.

Appagato dalla mia remissività, si avvicinò a me con quella sua aria tipica da maschio dominante; mi sovrastava di parecchio, senza scarpe non raggiungevo neanche la sua spalla e lui si compiaceva nel guardarmi dall’alto in basso.

Nonostante avesse cinquantatré anni, Cesare era un uomo notevolmente bello, lo era sempre stato; aveva una lieve stempiatura come unico difetto, ma se avesse lasciato crescere di più i capelli non si sarebbe nemmeno notata, e alcune ciocche argentee gli davano un’aria più affascinante invece d’invecchiarlo.

A un primo sguardo non si poteva che fermarsi ad ammirarlo, fino a quando non lo si fissava negli occhi grigi, scuri e freddi, quegli stessi occhi che, da ragazzina mi avevano fatto perdere la testa mentre ora mi provocavano solo brividi di paura, e il sorriso che mi aveva incantata si era presto trasformato in una perenne smorfia ironica. A soli sedici anni, ero stata troppo stupida per riuscire a notarlo.

 Cesare non sorrideva, non era spiritoso. Era tossico e acido. E io ero avvelenata e ustionata da anni passati a sopportare le sue angherie.

Mi mise una mano intorno alla vita e, scendendo verso il basso, mi palpò il sedere attirandomi a sé.

Strinsi i denti e trattenni il respiro. Mi morsi l’interno della guancia per evitare di dire qualcosa che avrebbe potuto impedirmi il viaggio.

Come al solito stava partendo all’attacco: Voleva essere ripagato per la concessione che mi stava facendo. Era così osceno nei suoi comportamenti che cercavo di evitarlo il più possibile.

Mi irrigidii.

«Modalità statua di ghiaccio: attivata.» dichiarò lui con sarcasmo, lasciandomi andare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *