Intervista a Luca Arnau

di Antonella Di Moia

Con piacere oggi vi presento l’intervista a Luca Arnau. Buona lettura!!

  • Quando hai iniziato a scrivere?

Da sempre. Scrivere favole era la mia passione da bambino, poi ho scritto canzoni quando suonavo da adolescente. Professionalmente ho iniziato a 18 anni con i primi articoli sul quotidiano della mia città e non ho mai smesso di fare il giornalista. Come scrittore mi sono mantenuto quando avevo 20 anni con gli Harmony, poi come ghostwriter per vari vip. Ho scritto di tutto, dalla Guida dei Giardini Botanici di Garzanti ai libri di ricette, dalle sceneggiature per il cinema ai soggetti delle serie tv. Il mio primo romanzo, però, è arrivato solo con Le dieci chiavi di Leonardo, nel 2021 quando ho deciso di lasciare i giornali per dedicarmi solo alla scrittura.

  • Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Tra una cosa e l’altra una decina di ore al giorno. Tra articoli, sceneggiature e romanzi.

  • Quanto ha influito il contesto sociale in cui sei cresciuto su quello di cui scrivi?

Molto il mio mestiere di cronista di nera. Scrivo di serial killer rinascimentali, di indagini e di indagatori, ma ho conosciuto i veri serial killer per lavoro. Ne ho intervistati due in carcere: Maurizio Minghella e Donato Bilancia. In entrambi i casi mi sono trovato di fronte alla banalità del male. Personaggi tanto insignificanti di persona, quanto spietati assassini.

  • Quanto di te c’è in cui di cui scrivi?

A parte le mie esperienze lavorative, ben poco mi auguro. Non so se mi piacerebbe vivere le situazioni che faccio affrontare ai miei protagonisti di carta.

  • Come vivi l’inizio, quando il tuo libro nasce, e la fine?

Beh, dipende da che libro è. Se scrivo per me, i miei romanzi, è sempre come se nascesse un mondo in cui resto immerso parzialmente per tutta la durata della stesura del libro. La fine è sempre un po’ uno choc: per qualche giorno quella storia ti manca quasi fisicamente. Un po’ come se avessi cambiato casa all’improvviso.

  • Quanto ami leggere?

Molto, ma ho poco tempo per farlo. Preferisco scrivere…

  • Genere e autore preferito?

Thriller. Adoro Landsdale, King, Khaty Reichs, Deaver… tra gli italiani mi piace il mio amico Matteo Strukul, ma anche Manzini e Camilleri.

  • Quanto influiscono le tue letture sul tuo stile come autore?

Zero, direi. Mi piacerebbe scrivere come loro, ma so scrivere da solo, senza dovermi ispirare a questo o a quello.

  • A chi hai fatto leggere per primo il tuo testo?

Ho un fido gruppo di lettori beta… di cui mi fido ciecamente. E poi ci sono due cari amici: David Bourguignon che è un po’ la mia metà oscura. E Gabriele Fratini che invece è il mio libro di storia personale, non gli scappa niente. Loro leggono sempre i miei romanzi e mi riempiono di consigli. 

  • C’è qualcuno che vuoi ringraziare come sostegno della tua opera?

Certo, mia moglie Anna e i miei figli Lorenzo e Sofia Chiara, la mia agente Marilena Brassotti, il mio ufficio stampa Luca Varani. E tutti quelli che hanno letto Le dieci chiavi di Leonardo portandolo in cima alle classifiche

  • Progetti per il futuro?

Ho appena consegnato il secondo libro a Newton Compton. Idealmente è il seguito di Le dieci chiavi, con il ritorno di Leonardo investigatore. Ma quest’anno uscirà anche il mio primo film al cinema “La banda del Buffardello” di cui ho curato soggetto e  sceneggiatura. E a Natale uscirà anche un secondo romanzo, Yeshua di Nazareth, che racconta i primi trent’anni nascosti di Gesù, intrecciandoli con le storie di un centurione romano, di una ragazza ribelle e di un gruppo di zeloti.

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