“La maschera dell’anima” di Katja Piscioneri

Di Antonella Di Moia

Buongiorno! Con piacere condivido la presentazione di questo romance! Buona lettura!!

Il libro

L’autrice

Katja Piscioneri è nata a Cittanova (RC) nel 1976. Si è diplomata come perito commerciale ma i numeri non sono mai stati la sua passione: preferiva e preferisce le parole. Ha sempre amato scrivere ma la sua passione si è scontrata con la realtà che l’ha vista a soli 26 anni madre di quattro figli.Con la scrittura, Katja ha im­parato a valicare i limiti della pro­pria ristretta realtà per poter viag­giare in mondi diversi e immergersi in vite differenti, per vivere nuove avventure e realizzare i propri sogni.La realtà è un’esistenza limitata. E a Katja i limiti non sono mai piaciuti.

La maschera dell’anima

L’estratto

Quando la gitana ricomparve ponendosi loro difronte, lo guardò con un’espressione sfacciata dipinta sul viso bruno, e si frappose fra loro separandoli e volse le spalle a Gloria, che rimase sconcertata dal suo comportamento. «Tu sei pericoloso. Tu e il segreto che questa nasconde» disse con aria pensosa e alzando una mano con eleganza gli accarezzò lentamente il volto coperto, mentre lo fissava in maniera tale che pareva scorgesse ciò che la maschera celava. Si voltò di scatto e prendendo tra le sue mani inanellate quella sinistra di Gloria, dopo averla guardata alla luce di una fiaccola appesa all’esterno del carrozzone, e averne sfiorato tutte le linee, puntò gli occhi neri nei suoi come per incatenarne lo sguardo.«Nulla è quel che è, e quel che è nulla sarà. L’artificio vedrà il Sole e smarrito sarà più d’un cuore. Le ombre del passato allungheranno i loro aguzzi artigli, e vendetta, lacrime, sofferenza, e del male gli altri figli, tenteranno di estirpare ogni granello d’umano sentimento. Ma nulla porteranno se non rapido tormento, ché l’amore sarà il più forte e il perdono accorderà, a chi, per paura di soffrire, si è concesso all’ umana sua viltà.»Ian impallidì sentendosi chiamato in causa da quella previsione e, quando la zingara lo guardò, gli sembrò che davvero lei potesse sapere chi lui fosse in realtà.«Nulla è quel che è, e quel che è nulla sarà» aveva detto la zingara. Ed era vero. Lui non era chi sosteneva d’essere e di Ian non sarebbe rimasto nulla, quando avrebbe ripreso la sua identità.Gloria, intontita da quello strano incontro, e all’ oscuro di tutto, non riuscì a capire il significato di quelle parole criptiche, ma un brivido le percorse la schiena e la portò a ritirare bruscamente la mano.«Portami via, Ian» chiese, non riuscendo a distogliere lo sguardo dagli occhi neri della zingara, e l’urgenza nella sua voce fece sembrare la richiesta un ordine disperato a cui Axel non poté sottrarsi.La zingara li continuò a fissare e il suo sguardo li accompagnò nella penombra del crepuscolo.«Buona fortuna risorto, ne avrai bisogno» sussurrò la gitana, mentre guardava Gloria stringersi nell’abbraccio di Axel, intanto che si avviavano allo spiazzo dove avevano lasciato il cavallo, inconsapevoli che, in un postribolo del porto di Londra, le ombre del passato avevano già cominciato ad allungare gli artigli sul loro destino insieme.