La notte del Kaiju di Christopher Sabir

Questa volta per “Scrittori Uniti” vi presentiamo un libro che è un mix di generi ed emozioni.

L’opera

TITOLO: La Notte del Kaiju

GENERE: Horror/Scifi/Drammatico

Quarta di copertina

Ci è piombata addosso improvvisa, violenta. Non eravamo pronti… La catastrofe ci ha spazzati via. Sono passati anni da quella notte in cui tutto è iniziato e il mondo non è più come lo conoscevamo. Non sappiamo come, non sappiamo nemmeno perché, ma abbiamo perso il posto che detenevamo in cima alla catena alimentare. Viviamo rintanati sotto terra come insetti o vagabondiamo tra le città in rovina come lupi rognosi, pronti a tutto pur di sopravvivere su quella che è diventata la loro Terra. Ho visto con i miei occhi di cosa sono capaci, quanta distruzione e morte portino ovunque vadano, ma io sono ancora qui e ho intenzione di non cedere. E molti altri come me.Questa è la storia di come sono sopravvissuto all’inferno. Che nel momento più buio per noi, possa alimentare la speranza. L’umanità può ancora alzare la testa, non tutto è perduto. Il nostro destino è appeso a un filo sottilissimo, ma faremo di tutto, farò di tutto, per trasformare quel filo in una corda solida e resistente.I tempi sono maturi. La Notte del Kaiju tramonterà e una nuova Alba dell’Uomo sorgerà, questo io vi prometto.

L’autore

Cristopher Sabir nasce il 4/10/93 a Bovolone (VR). Nel 2012 consegue il diploma di maturità scientifica e da allora è sempre alla ricerca di un lavoro che gli conceda un po’ di stabilità. Scopre di essere dotato per la scrittura all’età di sedici anni quando, colto da un’ispirazione fulminante, si cimenta nella stesura del suo primo romanzo: il dark fantasy “Lord Hyuma e l’Armata delle Tenebre”, tutt’ora inedito e in perenne revisione.La passione per tutto ciò che è horror e volutamente disturbante si sviluppa più tardi, in virtù dei numerosi esercizi di stile in cui si è cimentato per migliorarsi e che lo hanno portato a sondare tematiche delicate come la religione e la violenza sulle donne senza porsi alcun freno.È in questo periodo che nasce “La Notte del Kaiju” il suo primo romanzo breve pubblicato in self publishing nel marzo del 2020.

L’estratto

“La sventura che cambiò per sempre la mia vita si palesò nella tranquilla seratadi un fine settimana estivo. Quella era stata una giornata davvero torrida,addirittura più delle precedenti: il picco di un’ondata di caldo assurdo sospesasulla città per almeno una settimana.Me ne stavo tranquillamente sbracato sul divano a guardare la TV assiemeai miei genitori. L’ennesimo speciale giornalistico che cercava di far lucesull’improvviso inabissamento dell’isola di Joya Esmeralda, verificatosi duegiorni prima, non suscitava in me altro che noia.Sbadigliai piano e mi stropicciai gli occhi, nel vano tentativo di fingere lostesso interesse che mia madre e mio padre mostravano per l’argomento. Nonera altro che un continuo susseguirsi delle stesse supposizioni, senza chenessuno degli opinionisti in studio riuscisse a emergere da quel marasma diassoluto nulla. Anche i sempre più vaghi riferimenti alla luce violaceaavvistata dalle navi e catturata dai satelliti avevano perso il loro fascino.Si era trattato di un evento strano, ma ero sicuro che presto, come me, tuttiavrebbero smesso di darvi peso. L’isola era pure disabitata, quindi perchépreoccuparsi più di tanto?D’un tratto, la finestra del soggiorno si spalancò e una raffica di vento siinsinuò dentro casa, portando refrigerio.I primi tuoni iniziarono a rimbombare; ciò mi inquietò e confortò al tempostesso. C’è gente a cui piace mettersi davanti alla finestra a guardare lapioggia e i fulmini cadere, io, invece, sono sempre stato un amante del beltempo e delle temperature gradevoli. Tollerai la comparsa del frontetempestoso solo perché per una buona volta avrei passato una notte senzaboccheggiare. Non appena quella noiosa trasmissione si fosse conclusa esempre ammesso che, col temporale, fossi riuscito ad addormentarmi.Un’improvvisa scarica, più forte delle altre, causò il malfunzionamento diogni apparecchio elettrico della casa. Televisore, luci, tutto quanto si spense dicolpo.Trovarmi al buio mi spaventò. Mi gettai alla mia sinistra, dove sapevo ditrovare mia mamma, che subito si voltò e mi avvolse in uno dei suoi caldiabbracci. Io la adoravo, per me era la migliore mamma del mondo. Non soloera bellissima, ma le bastava poco per trasmettermi sicurezza. Un semplicesorriso, uno sguardo o una carezza. Restai lì fermo ad assaporare il suo buonprofumo di pesca e lasciai che mi accarezzasse con dolcezza i capelli.«Tranquillo, non è niente» provò a consolarmi, senza smettere dicoccolarmi. Mi staccai da lei per un attimo e annuii con convinzione: le avreimostrato che non stavo piangendo, che ero un bambino coraggioso. Lei misorrise nella penombra, forse per assecondarmi; doveva aver capito qualifossero i miei pensieri.«Venite a vedere!» esclamò mio papà che era corso a guardar fuori.Ci alzammo dal divano e corremmo ad affacciarci, io sempre attaccato alfianco della mamma. Mi appesi al bordo inferiore della finestra e, dandomi laspinta con i piedi, mi sporsi per vedere meglio. Rimasi di stucco a osservare ilcielo coperto solcato da lunghe scie di fulmini rossi che illuminavano a giornola città. Credetti di stare osservando qualcosa di simile alle lucistroboscopiche delle discoteche, era uno spettacolo troppo bello perperderselo.«Non mi piace affatto» commentò mio papà, senza preoccuparsi dimascherare la propria incredulità. Lui era diverso: era brusco, taciturno e nonricordo una volta in cui mi abbia mostrato spontaneamente affetto. Le sueparole ebbero come sempre un effetto devastante, su di me. «Un fenomenodel genere non può essere normale.»Udendo quei discorsi, cominciai a sentir riemergere dentro di mel’agitazione. Strinsi con forza le mani al bordo inferiore della finestra e tentaidi irrigidire il corpo che stava tremando come una foglia. Terrorizzato ma allostesso tempo affascinato dal tetro spettacolo che stava andando in scena sopra le nostre teste, continuai a osservarlo rapito. Poi si verificò un fenomeno ancora più strano. Nel mio campo visivocomparve quella che, di primo acchito, mi sembrò una stella cadente cheriluceva di un tenue bagliore verdognolo.Fu uno spettacolo vederla precipitare a razzo in direzione della costa. Mipresi tutto il tempo necessario per guardarla sparire dietro i tetti dei palazzi,aspettando di vedere alzarsi gli spruzzi nel momento in cui si sarebbe tuffatain acqua senza far danni.La scia cremisi che bucò le nubi qualche secondo dopo, però, fu tuttotranne che rassicurante. Quella era certo che si sarebbe schiantata sulla città! “

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La notte del Kaiju

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