“Tu, la mia Itaca”: la protagonista.

Di Moia Antonella

Chi è Anna, la protagonista di Itaca? Perché mi è piaciuto tanto aiutare Katja a farla venire fuori?

Nonostante le apparenze, questo libro ha molteplici livelli di lettura, difatti ho detto spesso a Katja che si tratta di un romance di riscatto. Il modo immediato in cui la narrazione fluisce farebbe pensare che si tratta di una storiella, invece andando avanti nella narrazione si percepisce qualcosa di più.

Anna è una donna che aveva tutto, e il cui destino si è accartocciato su se stesso in modo imprevedibile. Scopriamo gradualmente che Anna è un medico, che è in una fase di cinismo assoluto, in cui il peso si è fatto così pesante e insopportabile da costringerla a una fuga. Una mattina non ce la fa più, cala la penna su una cartina geografica e parte destinazione Scilla, un paese sulla costa calabra. Scilla è un piccolo gioiello incantato, eppure, già nel suo nome, quello di un mostro mitologico, cogliamo la beffa di un destino che fa fuggire la protagonista dai suoi mostri, verso una città che di un mostro porta il nome.

Anna arriva a destinazione apatica, stremata, e quel giorno la furia degli elementi le si abbatte addosso mentre cerca disperatamente di rintanarsi nella caverna buia e silente che ha scelto di far diventare la sua esistenza.

È questo infatti che cerca: non vuole risolvere nulla, e desidera lasciare il più a lungo possibile congelata la sua esistenza. Anna non vede la bellezza che ha intorno, non sente quanto è buono ciò che mangia, e vaga come un’ombra che cerca di resistere. Vuole tornare indietro nel tempo e che le venga restituito ciò che le è stato strappato via.

Anna ancora non lo sa, ma in quel momento della storia lei, approdando a Scilla, e rifugiandosi a Itaca, come un novello Ulisse, si è fatta seme. Nulla difatti può germogliare se non nel buio, e nel trasformarsi, il seme deve frantumarsi ulteriormente.

La protagonista, quindi, è una donna come tante che, travolta dagli eventi, non accetta di portare addosso ancora la sua vecchia pelle, mentre il mondo, vorticoso, è andato oltre. Emana solitudine, diffidenza, distanza. Guarda davvero il mondo come se fosse uno sfondo grigio in cui solo il suo rimpianto ha densità e spessore.

Poi, nel suo peregrinare, il colore di Scilla, suo malgrado, apre uno spiraglio dopo l’altro. Da fuori appare una donna esile, sempre vestita di nero, il viso pallido. Nonostante il portamento eretto e dignitoso, con cui lei crede di emanare un “Stai alla larga da me!”, le persone la guardano e vedono che è pronta a spezzarsi, a sgretolarsi da un momento all’altro.

Ed ecco che quindi Scilla non rimane ferma: il panettiere che corteggia anche le vecchiette le strappa un sorriso, l’affidabile e premurosa Emanuela si prende cura di lei, le persone la salutano per strada, il prete con cui bisticcia sa perfino dove alloggia.

Poi giunge Nico, altro Ulisse, il proprietario di Itaca, e assistiamo a uno scontro di solitudini e carattere. Nico non è solo il protagonista maschile. Nico è la saggezza cosmica, va verso la protagonista per visione, vede oltre ciò che lei mostra, vede ciò che è, e scuote ogni fibra di Anna, le sbatte in faccia la reale interpretazione degli eventi da cui è fuggita.

E lentamente, come un puzzle inizialmente montato maldestramente, le cose assumono un altro punto di focus.

Non volete scoprire se Anna è riuscita a fiorire in tutta la sua bellezza e unicità? È ancora in Kindle Unlimited. Date uno sguardo all’anteprima.

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