Intervista all’autore: David Insaldi

di Antonella Di Moia

Buonasera! Con piacere divulgo l’intervista per David Insaldi! Buona lettura!

  • Quando hai iniziato a scrivere?

Non è semplice stabilire quando ho iniziato a scrivere, ma diciamo che 16 anni fa, nel 2004, per la prima volta mi sono messo ad elaborare un testo, con l’intenzione di mettere nero su bianco una storiella che avevo in mente – a grandi linee – già da tempo.

  • Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Considerando gli impegni, soprattutto quelli di lavoro, più o meno un’ora al giorno, ma con forti discrepanze tra giorno e giorno e anche tra mese e mese. A volte non scrivo per 4-5 mesi e in altri periodi vado come un treno.

  • Quanto ha influito il contesto sociale in cui sei cresciuta su quello di cui scrivi?

Di sicuro non poco. In modo particolare il protagonista principale del romanzo ricalca assai l’estrazione sociale di provenienza del sottoscritto. Ma anche gli altri riflettono delle tipologie di persone con le quali ho avuto a che fare.

  • Quanto di te c’è in cui di cui scrivi?

Molto. Ma credo che ciò sia inevitabile.

  • Come vivi l’inizio, quando il tuo libro nasce, e la fine?

L’inizio è sempre la parte più entusiasmante. È una sfida con sé stessi. Si incomincia un lavoro creativo, nel quale poter sviluppare e far “prendere corpo” ad una serie di spunti che ho nella mente. La fine, viceversa, è la parte per me più problematica. Non è semplice trovare il modo di concludere una storia che ha presentato diverse vicende e personaggi. Trovare una conclusione non banale e che sia in qualche modo una sintesi della storia, a volte può essere un compito davvero arduo.

  • Quanto ami leggere? Genere e autore preferito? Quanto influiscono le tue letture sul tuo stile come autore?

Come un po’ tutti gli scrittori, amo leggere. Purtroppo di tempo da dedicare alla lettura non ne ho molto. Amo diversi generi, dal rosa agli storici, ma prediligo quelli in cui vi è avventura e soprattutto mistero. Specie se con approfondimenti psicologici dei personaggi. Quindi, diciamo thriller e gialli. Non ho un autore preferito in assoluto, ma leggo volentieri Follett, la Christie, la White, W. Collins (per limitarci a quelli del genere), Carrisi. L’influenza delle mie letture sul mio stile è di sicuro assai forte, ma si tratta di un’influenza soprattutto inconscia. Non parto mai, infatti, dall’idea di imitare altri scrittori. Tuttavia penso sia del tutto inevitabile che lo stile di questi ultimi finisca in qualche modo per condizionare le mie scritture.

  • A chi hai fatto leggere per primo/a il tuo testo?

Ad un’amica mia. Le era piaciuto tantissimo, ma si tratta pur sempre di una cara amica e quindi di un giudizio di parte.

  • C’è qualcuno che vuoi ringraziare come sostegno della tua opera?

Non ho nessuno da ringraziare in modo particolare. Forse un po’ la casa editrice (“Il Convivio”), con la quale ho vinto il concorso letterario nel 2017. Certo, trattandosi di una CE a pagamento, non è difficile immaginare che il loro obbiettivo fosse alla fine quello di convincermi a pubblicare con loro. Tuttavia a me è servito per stimolarmi a proseguire nel tentativo di pubblicare i miei romanzi.

  • Progetti per il futuro?

Sto cercando una casa editrice “seria” (ossia, non a pagamento) per tentare di pubblicare il mio quarto libro, il cui titolo dovrebbe essere “Anche le streghe amano”. Oltre a questo, ne ho almeno altri due, praticamente già conclusi, ma che ovviamente tenterò di pubblicare in futuro, più una serie di altri racconti non conclusi o lasciati a metà e chissà se li riprenderò mai. Spunti ne ho tanti, voglia di scrivere anche, ma il vero scoglio arriva quando provi a pubblicarli e magari anche a farteli comprare.

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