“Il conte di ghiaccio” di Katja Piscioneri

di Antonella Di Moia

Oggi, per “Scrittori Uniti Italia”, vi presento un romance di Katja Piscioneri! Buona lettura!

Il Libro

“Avete sposato il demonio, adesso preparatevi a una vita d’inferno…” Inghilterra 1812-1815. Costretto ad arruolarsi per sfuggire alla forca, dopo essere stato accusato dell’omicidio della moglie, Alexander Lowel rimane ferito in Spagna durante una perlustrazione in territorio nemico e, l’allora tenente generale Wellington è costretto a privarsi del valente soldato che viene rimandarlo in Inghilterra, dove, inaspettatamente, eredita il titolo di Conte di Warwick, di cui il padre era stato privato a causa di uno scandalo. Il suo nuovo status sociale gli favorisce, anche se con qualche riserva, il rientro nell’alta società da cui era stato scacciato con disonore. Disgustato dall’ipocrisia di cui la società è intrisa, Alexander snobba costantemente tutti gli eventi mondani meno prestigiosi, e la sua freddezza di modi, accompagnata alla sua fama di libertino impenitente, gli faranno guadagnare l’appellativo di Conte di Ghiaccio; sarà proprio la sua cattiva reputazione che spingerà la bella e intraprendente Magdalene a chiedere il suo aiuto. Ma cosa potrà volere una giovane gentildonna da un uomo come lui? A quest’interrogativo, Alex, non sa dare una risposta, e la voglia di scoprire cosa Magdalene intenda proporgli lo getterà in un turbine d’eventi e di emozioni a lungo sopite a cui nessuno dei due protagonisti era preparato, e che farà perdere loro, irrimediabilmente, le redini della loro vita.

L’Autrice

Katja Piscioneri è nata a Cittanova (RC) nel 1976. Si è diplomata come perito commerciale ma i numeri non sono mai stati la sua passione: preferiva e preferisce le parole. Ha sempre amato scrivere ma la sua passione si è scontrata con la realtà che l’ha vista a soli 26 anni madre di quattro figli. Con la scrittura, Katja ha imparato a valicare i limiti della propria ristretta realtà per poter viaggiare in mondi diversi e immergersi in vite differenti, per vivere nuove avventure e realizzare i propri sogni. La realtà è un’esistenza limitata. E a Katja i limiti non sono mai piaciuti.

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Il conte di ghiaccio

L’estratto

Avvicinandosi ai filari di viti, notò che l’uva era già stata raccolta e, in lontananza, udì delle voci intonare un canto popolare. Si fermò e restò in ascolto per qualche istante, e si accorse che il suono proveniva da un grosso casolare. Incitò la sua cavalcatura a riprendere il passo e, lentamente si avvicinò, percependo il cambiamento del ritmo del suo cuore. Incredibile! Si sentiva emozionato, e forse anche spaventato. Continuò a cavalcare, fino a che non si trovò davanti al casolare adibito alla vendemmia e, dopo averci girato intorno, si ritrovò d’innanzi a una scena di folclore popolare di cui sua moglie era una delle protagoniste. Immerse fino alle ginocchia nell’uva contenuta in enormi tini, molte donne cantavano pigiando i grappoli. Le loro gonne, alzate a rivelare molto più di quanto fosse decente fare, erano una varietà di colore che da sole bastavano a donare allegria a quel quadretto di vita agreste. Tutto era così affascinante, che Alexander non si accorse di essere divenuto l’oggetto dello sguardo degli uomini, che battevano le mani al ritmo del canto. Di colpo si sentì come un estraneo, fra quelle usanze rustiche; lui, così rigido e impettito, stonava in quel quadro di colori armonici, al contrario di sua moglie che era chiaramente parte di quella comunità. Spronò il cavallo e, mentre si avvicinava, il battito cadenzato delle mani, e poi il canto, cominciarono a scemare. Non volendo interrompere il loro divertimento e, soprattutto, non volendo interrompere quello di Magdalene, che era totalmente immersa in quello che per lei doveva essere un grande spasso più che un lavoro, Alexander si portò l’indice alla bocca indicando a tutti di non rivelare la propria presenza alla Contessa, e fece segno di continuare. Smontò da cavallo e, avvicinandosi agli altri uomini, cominciò a battere le mani fissando Magdalene che cantava, ignara della sua presenza. Il vestito contadino che lei indossava, la faceva apparire come tale, e la genuina gioia che traspariva dal suo volto, lo bloccò al punto che si ritrovò a fissarla come inebetito. Dio, quanto amava quella donna e quanto era stato stupido a privarsene! Magdalene era il ritratto della sensualità più genuina: con i capelli legati in una crocchia stretta, da cui molte ciocche erano sfuggite, la blusa bianca scollata, che non celava le sue forme, anzi le accentuava, soprattutto visto che sotto non portava il busto, e la gonna rossa, il cui orlo era appuntato alla cintura, che lasciava vedere le sottovesti corte e le gambe meravigliosamente tornite, era lo spettacolo più seducente che Alexander avesse mai visto. Ingoiando a vuoto, capì che avrebbe portato Magdalene via da lì anche contro la sua volontà. La voleva disperatamente; si accorse di avere il respiro corto come se avesse corso a perdifiato. Magdalene, sorridente fra tutte quelle donne, ignara di ciò che stava succedendo, continuava a pigiare e a cantare, ma presto si accorse che l’atmosfera era cambiata e, quando si avvide che molte donne avevano liberato l’orlo coprendosi le gambe, mentre fissavano lei e un punto dietro le sue spalle, si fermò per capire cosa fosse successo. «Qualcosa non va?» domandò sorridendo, voltandosi per vedere cosa avesse calamitato l’attenzione di tutti. Non si era ancora voltata del tutto che il suo cuore aveva perso un battito, notando la cavalcatura poco distante e, abbassando lo sguardo, vide che a non più di un passo da lei c’era Alexander che la osservava con un’espressione indecifrabile sul viso. Un contadino si tolse il cappello, imitato subito dagli altri. Non avevano mai visto il Conte da vicino, ma ormai non c’erano dubbi sulla sua identità. «Vostra Grazia, vi porgo un caloroso saluto a nome di tutti i presenti» s’inchinò, rispettosamente, un contadino. «Grazie» rispose Alexander, senza togliere gli occhi da sua moglie. «Se per voi non è un problema, signori…» continuò, «… porto via la Contessa. Naturalmente, stasera ci rivedremo al castello per festeggiare» assicurò, dando a intendere che la sua presenza non avrebbe cambiato niente di quanto era stato stabilito da sua moglie. Magdalene non aveva ancora detto una sola parola, e guardava Alexander come fosse comparso da una sua fantasia. Era tornato, dopo tutto. Non ricordava fosse così bello. I capelli gli erano ricresciuti e ondeggiavano selvaggi fin sulle spalle, mentre i suoi occhi la fissavano bramosi. Non sembrava arrabbiato. Anzi, sembrava felice di rivederla. Perché era tornato? «Mia signora, spero che vorrete tornare a casa con me?» la invitò, non sapendo cosa aspettarsi da lei, che non aveva ancora accennato a muoversi. Megan, una ragazza del villaggio, che era diventata la sua confidente e amica, la spinse con il gomito e, borbottando sottovoce, le consigliò di obbedire. «Andate, Magdalene. Non indugiate oltre e salutatelo. Non è normale che, dopo tre mesi, non gli abbiate ancora dato il benvenuto.» Megan aveva ragione. Tutti gli occhi erano puntati su di lei nell’attesa di una sua mossa. Aveva raccontato un mucchio di balle per giustificare l’assenza di Alexander da Warwick e adesso che era tornato, era logico che lo salutasse. «Benvenuto, mio signore» lo salutò, con un rigido inchino, da dentro il tino e, quando abbassò lo sguardo e si avvide che aveva le gambe nude fino alle ginocchia e tutto il vestito schizzato di mosto, arrossì per la vergogna e si affrettò ad abbassare la gonna. «Perdonate il mio stato, mio signore, ma non sapevo del vostro arrivo» si scusò, accettando, a beneficio degli altri, la mano che lui le offriva per scendere, ma invece di sorreggerla, la prese tra le braccia e se la fece scivolare addosso. Quel contatto incendiò i sensi mai sopiti di Alexander e il desiderio gli incupì le iridi di ghiaccio. «Mia signora, vi assicuro che non siete mai stata bella come in questo momento» assicurò.

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