“Il fiore dell’Apocalisse” di Luisa Colombo

Il Libro

Editore: Leone

Data di uscita: 31 ottobre 2018

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 414

Genere: Thriller e suspense

Quarta di Copertina

Maia Parodi torna a lavorare in questura dopo una gravidanza andata male e viene trasferita alla sezione omicidi. Una donna è appena stata ritrovata morta e l’unico indizio è un medaglione a forma di fiore con quattro petali, di cui uno dipinto di blu, rinvenuto sulla vittima. Le indagini non decollano, ma quando una seconda donna viene uccisa, Maia scopre che le due vittime frequentavano un misterioso centro esoterico e che gli omicidi potrebbero essere collegati alla teoria dei quattro elementi. Altre due persone sono quindi destinate a morire?

L’Autrice

Nata a Milano il 29 luglio del 1957, residente a Binasco (MI). Mi definisco una persona appagata dalla vita, sono felicemente sposata e ritengo di aver raggiunto un buon equilibrio. Amo la musica, i viaggi, il teatro, il cinema, il fitness e soprattutto sono innamorata dei libri. Ho lavorato per 30 anni nell’editoria, al Touring Club Italiano. Mi sono laureata in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Pavia con il massimo dei voti. Ho conseguito il diploma di master shiatsu e il primo livello di reiki. La scrittura è sempre stata la mia passione che ho coltivato nel tempo libero.

I retroscena raccontati da Luisa

Il Fiore dell’Apocalisse è nato per un mio interesse specifico delle discipline orientali. Ho seguito un corso di shiatsu in un monastero zen che mi ha cambiato la vita ed è stato il punto di partenza del romanzo. Ho dovuto svolgere un lungo lavoro di documentazione sul profilo del serial killer e sulla criminologia. Mi sono avvalsa della collaborazione di un valente consulente di criminologia forense e del Commissario Capo Polizia di Stato della Questura di Milano che mi ha fornito informazioni utilissime sulle indagini preliminari e sulle complesse norme di Procedura Penale. Il fiore dell’Apocalisse è un antichissimo simbolo, che rappresenta la perfezione e l’armonia, dove i quattro petali corrispondono ai quattro elementi della natura: acqua, aria, terra e fuoco, il ciclo della vita. Un simbolo enigmatico attorno al quale ruota tutto il romanzo che è anche il logo di un centro di meditazione da cui ha inizio l’incipit. Un thriller che scava negli abissi dell’animo umano e rende omaggio alle donne e, per questo motivo, si è aggiudicato il Premio Speciale Milano donna Al Festival Milano International.

Un thriller psicologico in una Milano immobilizzata da un serial killer che agisce nell’ombra, giocando con la filosofia dei quattro elementi e lasciando come unica traccia un ciondolo con quel simbolo. Uno scenario agghiacciante di come un’ossessione crescente possa nascondere i segreti di una mente deviata. Il libro vuole valorizzare LA DONNA; nel particolare della vicenda si parla di Donne maltrattate, di Donne “annientate” nel morale e nel fisico, ma soprattutto della Forza e della Fermezza delle Protagoniste, Donne che lottando e non arrendendosi, con Tenacia contrasteranno questa NEGATIVITÀ per arrivare a risolvere il tutto grazie alla loro capacità di sopportare e affrontare le varie situazioni.

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Estratto

«Si avvolse la sciarpa attorno al collo e incrociò le braccia al petto. L’aria fredda di fine autunno le sferzò il viso, mentre camminava con andatura decisa lungo il viale di betulle spoglie, sotto un cielo plumbeo. Un fazzoletto di luna lottava per affiorare dalla nebbia. Neppure l’ombra di un essere umano. Melissa si pentì di non aver aspettato Valerio. Di solito il suo ragazzo passava a prenderla, ma quella sera era impegnato in una seduta di Reiki. Le aveva chiesto di attenderlo lì, ma Melissa si era rifiutata. Sarebbe stata attenta, lei non aveva paura. Non più, da quando si era iscritta al Centro Namasté. L’aveva convinta lui a seguire quel percorso. All’inizio non l’aveva ascoltato, certa che niente e nessuno sarebbe stato in grado di aiutarla a liberarsi da quei fantasmi. Il ricordo, sepolto dentro di lei, non l’avrebbe mai lasciata.»

«Un fruscio la distrasse. All’improvviso le parve di non essere più sola. Affrettò il passo. La rinfrancò la luce sicura dei lampioni sul viale. Il rumore udito non era lontano dal sentiero in terra battuta che stava percorrendo. Poi il brusio divenne uno scalpitare. Passi strascicati su foglie secche. Passi sempre più vicini. Un’ombra in movimento. Si girò di scatto. Brividi violenti lungo il corpo, le gambe tremanti. Il respiro affannoso. Il cuore in sussulto. Proseguì, pensando fosse solo frutto della sua immaginazione. Poi rallentò di colpo, guardandosi intorno. Nessuno. Eppure qualcuno la stava osservando. Lo aveva percepito, lì, accanto a lei, o dietro di lei, nascosto dall’oscurità. Correre, avrebbe dovuto correre. Il sentiero era buio, troppo buio, gli alberi spogli si confondevano con il cielo notturno. Mancava poco alla strada illuminata, alla salvezza. Ancora pochi passi su un tappeto di foglie morte. Si asciugò la fronte imperlata di sudore, nonostante il freddo pungente. Una figura spuntò improvvisamente da dietro un albero. Lei tentò di sfuggire a due braccia robuste. Cercò di divincolarsi. Ne avvertì il respiro contro la pelle. Urlò con tutto il fiato, ma d’un tratto una mano fredda le tappò la bocca. Dalle profondità salì una vibrazione, mentre affondava in una sorta di caldo vortice, come una stella inghiottita da un buco nero. «Chi ha trovato il corpo?» domandò Anika a Piras, sollevando con una mano il nastro bianco e rosso che delimitava l’area. Passò in mezzo agli agenti impegnati a tenere a debita distanza le telecamere delle televisioni locali. Un uomo in tuta bianca si avvicinò a lei gesticolando. «Per di qua, segua il percorso. Stiamo per effettuare i rilievi. Il cadavere della donna era impigliato in un ramo che sporgeva nel fiume, laggiù, vede? L’hanno trovato stamattina due fidanzati mentre passeggiavano.» «Vorrei dare un’occhiata prima, aspettate un attimo con la repertazione.» L’uomo annuì con un cenno del capo poco convinto. Anika si piegò sul corpo, adagiato a terra. La donna giaceva supina, le braccia lungo i fianchi, gli occhi sbarrati, scalza, con una tunica bianca, sotto la quale non indossava biancheria intima. Al collo una ghirlanda di candidi gigli. «Merda, merda…» pronunciò portandosi una mano alla bocca. Piras, che l’aveva seguita, la guardò da sopra il bordo degli occhiali. «Non ci si abitua mai, eh?» La Miller non rispose. Le parve di sentire ancora il monito del suo professore di medicina legale, quando asseriva che non è possibile mantenere sempre il distacco necessario tra sé e l’orrore che può subentrare alla vista di un cadavere. Le sembrò di udire delle grida di dolore provenire da quegli occhi sbarrati. Avrebbe desiderato tapparsi le orecchie.»

La Recensione

Ho molto apprezzato questo libro, che come avete letto nella scheda, è un thriller suspence. I capitoli brevi, i dialoghi serrati, l’alternarsi di passato e presente con chiusure su colpi di scena, sono accattivanti anche grazie a un uso misurato dei cliffhanger. Ma il ritmo alto e la tecnica non sono gli unici aspetti positivi. Il libro ha diversi livelli di lettura, difatti non troviamo solo la storia dell’inseguimento di un killer, ma anche quella del riscatto delle Donne protagoniste in esso.

Quando ho iniziato a leggere questo romanzo mi sono subito resa conto che per Luisa scriverlo dev’essere stata una sfida. Ho in cantiere qualcosa di simile e mi sono immedesimata tantissimo nelle difficoltà che può aver avuto nel bilanciare ogni singola parte. In merito a ciò ho molto apprezzato che la storia non sia poi risultata “meccanica”, controllata nei toni e non abbia sacrificato le “finestre” sulla vita personale di queste Donne.

Stiamo parlando dunque di un romanzo non solo thriller, ma di riscatto, e con una buona matrice di suspense data dall’accoppiata esoterismo-inquietudine.

Leggere questo libro mi ha fatto pensare a delle gocce che increspano la superficie di un lago. La goccia più corposa contiene la teoria filosofica, e al suo interno, abbiamo da un lato il Namastè e le sue donne, e dall’altro le tre protagoniste. A parte, sempre all’interno di questa filosofia abbiamo anche il killer. Ciò denota una marcata contrapposizione non solo tra il bene e il male, tra lo Yin e lo Yang, ma porta anche a riflettere su quanto un punto di vista possa stravolgere completamente un’ideologia millenaria… trasformandola in un alibi.

Tutto il libro è una continua contrapposizione nel bene e nel male, questo gioco comporta che a un certo punto non si tratta di scegliere tra la luce e le tenebre, bensì di scegliere e basta dopo aver fatto un attenta valutazione. Troviamo infatti che tutte queste donne hanno una condizione di ricerca di sé,

di tenacia contrapposta al timore di sbagliare e, nonostante ciò, di inseguimento di risultati positivi; il killer dall’altro lato è nel polo negativo, quello della morte che egli trasfigura in altro mentendo a se stesso. (Abbiate pazienza, non posso dirvi troppo!!)

In comune per paradosso hanno la ricerca della luce, dell’equilibrio del ciclo della vita. Sembra un controsenso, ma in realtà è il motore stesso di tutto, per questo vi invito a leggere questo libro e a godermelo un capitolo alla volta come ho fatto io.
Brava Luisa, non vedo l’ora di leggere il tuo nuovo libro, “Legami pericolosi“. Ti faccio un enorme in bocca al lupo❤️

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One thought on ““Il fiore dell’Apocalisse” di Luisa Colombo

  • 28 Febbraio 2021 alle 12:52
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    Grazie mille per la bellissima recensione.

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