“La stanza delle illusioni” di Diego Pitea

di Antonella Di Moia

Con grandissimo piacere, sempre come contenuto extra al Black Friday di WeWriteBlog, divulgo la recensione per Diego Pitea. Libro fa-vo-lo-so! Date uno sguardo alla recensione e scaricate l’estratto! Dovete leggerlo!

Il Libro

Roberto Calli, noto avvocato penalista di Roma, si rivolge a Richard Dale, psicologo con la sindrome di Asperger e già collaboratore della Polizia in diverse indagini, per sottoporgli un problema: al suo assistito, un finanziere di nome Cesare Borghi dal passato avvolto nel mistero, vengono indirizzate delle lettere anonime nelle quali si preannuncia la sua morte. Sembra un caso banale e Richard è restio ad accettare ma, prima di congedare Calli, nota un’incongruenza: l’indirizzo nelle buste è scritto a mano e la scrittura sembra quella di un bambino. Troppi elementi strani per una mente sempre alla ricerca di misteri come la sua. Parte così un caso che lo porterà, insieme alla moglie Monica, in una villa sulle Dolomiti insieme a perfetti sconosciuti e all’interno della quale accadranno avvenimenti sconcertanti e inspiegabili: un uomo che cammina in piena notte con una scala in mano, un anello con un’iscrizione misteriosa, un ritaglio di giornale di trent’anni prima, un quadro famoso che sembra celare un segreto. Non ultima, la sfida intellettuale più ardua per un investigatore: un omicidio compiuto in una camera chiusa dall’interno. Sono questi gli enigmi con i quali dovrà scontrarsi Richard Dale per venire a capo di un caso che sembra uscito direttamente dalle pagine di un libro di Agatha Christie.

L’autore

Diego Pitea ha 47 anni e vive a Reggio Calabria, nella punta dello stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo”Rebus per un delitto” è risultato finalista al premio “Tedeschi” della Mondadori, affermazione ribadita 2 anni dopo con il secondo romanzo “Qualcuno mi uccida “. È sposato con Monica – quella del libro – e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.

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La stanza delle illusioni

La Recensione

Il libro inizia con una zanzara che ha la colpa di tutto. Sì, avete capito bene, una zanzara che a fine prologo, il protagonista ringrazia. Ho sorriso e mi sono detta, ma cos…? Conosco Diego come autore, e so che c’è da aspettarsi di tutto dai suoi libri. Difatti nel primo capitolo ritrovo il pensare vorticoso di Richard Dale, la sua intimità e una narrazione fluida, che accatasta i pensieri del protagonista con la delicatezza di una palla che rotola su un prato.

In questo libro le descrizioni si sono affinate. Nella prima scena in cui il protagonista incontra l’avvocato c’è una caratterizzazione ottima. L’avvocato che tende la mano, il protagonista che scosta un passo e gli indica il salotto, i commenti sull’arredamento vengono interrotti dal frusciare delle ciabatte della tata che prende l’impermeabile dell’ospite. Se dovessi identificare cosa viene fuori in questa scena, direi la tridimensionalità.

  1. Quando l’avvocato entra assistiamo al primo “scontro sottopelle”: arroganza di lui, distacco quasi maleducato del protagonista. Lo scontro inizia. Sensazioni, ruolo dell’avvocato, modo in cui si è fatto annunciare e atteggiamento.
  2. Viene spiegato chi è questo avvocato, quindi le percezioni animali, quasi magiche del protagonista, divengono affidabili. La tensione già ben curata su come si è fatto anticamera nella scena precedente, sale.
  3. Il modo dei personaggi di interagire nell’ambiente, con le cose, che viene delineato dai rumori: lo sbuffo della poltrona quando l’avvocato si siede, il rumore dissonante del pianoforte pulito dalla tata che sembra un monito. La tensione e il disagio si acuiscono. L’osservazione psicologica tra i due personaggi, pure.
  4. Quando la tata porta il caffè col suo ciabattare sul tappeto persiano e sentenzia un proverbio in dialetto contro l’avvocato, ciò, assieme alla pulizia del pianoforte, fa emergere con forza l’invasione dello stesso di una realtà intima, che emerge imponente a protezione del protagonista. Qui viene sottolineata la tensione come invasione del contesto in cui il Richard Dale vive, e anche il modo in cui la sua vita, personificata dalla tata, respinge l’ospite indesiderato, alimentando il cattivo presagio.
  5. Il personaggio diviene credibile anche grazie al modo in cui osserva tutto, analizza ogni movimento, ogni tensione muscolare, decodificando al millimetro.

La cosa sorprendente di questa scena sta nel fatto che non è pesante, né noiosa: la struttura sintattica e la scelta accurata di ogni istantanea guidano il lettore tra il senso di pericolo, il disagio di ciò che sta per accadere, e un intero percorso emotivo e di analisi che rigetta gli eventi in corso, ne sottolinea la pericolosità.

Già in questo capitolo ho ben chiaro cosa mi attende: una storia fatta di spaccati psicologici, tratteggiati con istinti di sopravvivenza animali e tutta una serie di dinamiche pronte a concatenarsi ed esplodere in colpi di scena affatto prevedibili.

Nei libri di Diego Pitea ritrovo ciò che amo del genere Giallo: suspense e indagini accanto al lettore. Diego scrive in modo leale e ti permette di seguire ogni passaggio, di emozionarti. La scelta di un protagonista con la sindrome di Asperger è una sfida che lui vince a piene mani. Questo libro è un capolavoro. Io so, Diego, che tu farai strada. L’affinamento che ho visto in questo libro ne è una conferma lampante. Aspetto il tuo prossimo libro. Anche tu sei tra i miei best-seller dell’anno.

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