“Celevhaium” di Luca Staffolani

Scopriamo insieme l’opera di Luca Staffolani!!

Il libro

Hai mai dubitato della tua rabbia, elfa? O dei tuoi pensieri, sulla possibilità che essi non ti appartengano, e che quindi tutto ciò in cui credi e ti definisci sia fasullo e non dettato dalla tua libera scelta? Hai mai pensato che altri sussurrano al tuo orecchio lasciandoti all’oscuro della loro presenza, manovrandoti affinché avvenga ciò che essi desiderano?

QUARTA DI COPERTINA

Nel mondo di Haulamar nessun ricordo è al sicuro e nessun pensiero è affidabile. I sussurri delle ombre hanno fatto precipitare nella follia la civiltà Mykraon, giunta allʼapice delle conoscenze magiche. Cataclismi hanno devastato intere regioni, antichi regni giacciono in rovina e gli ultimi Munhir, i Signori dei Maghi, si contendono il potere su ciò che resta. Il popolo immortale degli elfi, colpito dalla Maledizione delle Nascite, vede avvicinarsi il suo inesorabile tramonto. I draghi, approfittando di questo indebolimento, si preparano ad attuare la loro vendetta.

Prevedendo la catastrofe che incombe, una veggente Mykraon muove i fili del destino per portare avanti il suo piano. Nessuno deve scoprirlo. Il successo risiede nel saper provocare i giusti eventi, combinando incontri e intrecciando amori presso i superstiziosi clan di barbari della tundra, discendenti degli schiavi del Munhir Jellak. Senza di loro, gli elfi da soli non potranno opporsi allʼavanzata dellʼOmbra.

Cinque racconti, tra creature che si insinuano nella mente e maghi che decidono il corso di una vita ancora prima che essa inizi. È possibile ergersi al di sopra delle influenze esterne e divenire padroni di se stessi? O la libertà è solo un miraggio?

L’autore

Ciao, mi chiamo Luca, ho trentatré anni e sono cresciuto leggendo libri fantasy con ambientazioni classiche (maghi, elfi, nani, draghi) come Il Signore degli Anelli, Dragonlance e The Witcher, e con i giochi di ruolo ambientati nei Forgotten Realms di D&D (Baldur’s Gate, Icewind Dale e Neverwinter Nights).

Ho sempre voluto scrivere una saga fantasy che contenesse quegli elementi che mi hanno appassionato per poterli ricostruire e caratterizzare in un modo tutto mio, creando così un crocevia tra ciò che mi è stato trasmesso da altri e i miei ragionamenti e sentimenti più profondi. Come disse il mio prof di italiano: prendere personaggi e storie già esistiti, rielaborarli, farli propri e tramandarli.

Dopo più di quindici anni di appunti, scritture e riscritture, ho riorganizzato La Saga del Dimenticato in una serie di storie autoconclusive, godibili anche se lette singolarmente, che si intrecciano tra loro, formando un quadro più ampio con decine (se non centinaia) di eventi, personaggi e luoghi appartenenti a diverse epoche.

Vivo in campagna, sono un lupo solitario, mi piacciono i boschi e non ho grandi ambizioni se non questa (ardua) di scrivere una saga e trasmettere emozioni, passioni ai cuori di coloro che sanno sentire. E un messaggio, possibilmente: che la vita andrebbe goduta e semplificata, non resa una fabbrica infernale che produce disumanità.

La saga del dimenticato. Celevhaium

La Recensione

Dopo un inizio cupo e quasi esoterico la storia diviene più lineare. Nonostante sia comprensibile l’appartenenza al fantasy classico, queste contaminazioni non rendono scontata la narrazione. Anzi, direi che la fantasia creativa dell’autore ha mediato i cliché di genere e fatto la differenza.

Nonostante il linguaggio a tratti da hard boiled piuttosto che da fantasy, il romanzo che si fa leggere. La tensione narrativa è calibrata, la suspense è caricata nei punti giusti. Originale anche la suddivisione in racconti a se stanti che si collegano mediante il passaggio del testimone tra i personaggi.

I personaggi sono ben definiti, ognuno è dotato di una personalità propria non priva di molteplici sfaccettature – in questo sono compresi anche molti dei personaggi cosiddetti secondari, oltre ai protagonisti.

Ovviamente, trattandosi di una saga, il finale è aperto, diversi interrogativi quindi restano in sospeso. Giudizio positivo, anche se mi farebbe piacere vedere questo scritto valorizzato da un linguaggio un po’ più consono. Bravo Luca, complimenti!

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